In questo numero delle news:
Analisi dei canali di vendita del vino
Apre il Grand Tour Italia di Farinetti
Le reti 5G per i viticoltori inglesi
Cambia la comunicazione di The Grand Wine Tour
Le ultime acquisizioni di Campari Group
I canali di vendita del vino
Una parte importante del report di Mediobanca sul mercato del vino è dedicato ai canali di vendita. Da qui si vede che il 32% delle vendite viene fatto nella GDO, con un’offerta che da anni è diventata di buona qualità. I dati del report si riferiscono al 2023, naturalmente, visto che tengono conto dei bilanci consolidati delle aziende prese in esame. Nel 2023 quindi la quota di mercato della GDO è rimasta quasi identica a quella del 2022, dico quasi identica perché il calo c’è stato, anche se solo dell’1%. Un terzo delle vendite di vino in Italia viene veicolato dalla grande distribuzione organizzata (GDO), il principale tra i canali, che è riuscita nel 2023 a mantenere sostanzialmente costante la propria quota di mercato con un lieve calo rispetto al 2022 (-1%). I vini Private Label, ossia quelli imbottigliati con l’etichetta del distributore invece che con quella del produttore, che sono il 14,5% del totale dei volumi, è stata in calo del 5,4% rispetto al 2022. Questo mostra un andamento tutto sommato atteso, ossia un ritorno alla normalità dopo la sbornia (scusate…) della pandemia. Cresce infatti il canale Ho.Re.Ca. del 5,7% a valore ed una quota di mercato del 18,6% nel 2023. Il canale dei grossisti, anche questo lievemente in calo per valore, resta il secondo canale per importanza con quasi il 19%.
Le vendite dirette, il D2C, non decolla, anzi la quota di questo sistema di vendita scende dal 10,1% del 2022 all’8,3% del 2023 mentre le vendite online arrivano al 10%. Qui è interessante la suddivisione che fa il report, dove indica che le vendite online tramite e-commerce dei produttori sono aumentate del 13,3%, un indice che mostra una buona capacità di visione da parte delle aziende vinicole. La maggior parte delle vendite di vino online naturalmente avviene tramite i marketplace specializzati, pure con una contrazione rispetto al 2022, che però risentiva ancora degli effetti ‘digitali’ della pandemia e dei lockdown. Scarso invece l’acquisto tramite piattaforme generiche, come Amazon. Il canale online comunque è piuttosto complesso, un po’ come tutti i canali di distribuzione del vino in realtà. Una sintesi relativamente alle esportazioni online potete trovarla qui. Il traino degli acquisti digitali del biennio pandemico 2020-2021 sta in ogni caso continuando, e probabilmente lo farà fino al 2026, a tanto si spingono le previsioni di IWSR Drink Market Analysis. Dedicherò un post alle analisi di IWSR.
Il canale online dei pure player, si mostra comunque migliore per prodotti alcolici non vinicoli, come i superalcolici, previsti di una crescita del 7% annuo, birra, sidro e RTD. Naturalmente i confronti vanno fatti dal 2023 in poi, visto che nel 2022 il fatturato dei marketplace nazionali si è ridotto in media del 14% rispetto al 2021, un evento del tutto atteso come dicevo. In media però le previsioni di IWSR danno una crescita annua per il canale online pari al 2%.
Aperto il Grand Tour Italia di Farinetti
Ha aperto il 5 settembre il Grand Tour Italia, nuovo spazio dedicato al cibo ideato da Oscar Farinetti, occupa lo stesso posto che occupava FICO, chiuso a febbraio di quest’anno. Se vogliamo una edizione rivista e meno pretenziosa del progetto precedente, ma Farinetti è sempre lui e quindi ci sono diverse cose particolari, come gli spazi gioco per i bambini ed una pista di Go Kart. Ultimamente Oscar Farinetti non ha migliorato la sua simpatia, diciamo, con la sua interpretazione di vino naturale ad una fiera di vini sloveni, praticamente la patria dei vini naturali del Centro Europa e la replica di Angiolino Maule. Ma tornando alla nuova fiera del cibo, iniziamo dal nome. Il Grand Tour era il percorso che nell’800 facevano i ricchi giovani borghesi per visitare l’Europa, una vacanza da cui ad esempio è scaturito uno di quei libri che vanno assolutamente letti o almeno consultati che è I Viaggi in Italia di Goethe. All’interno della fiera infatti ci sono i padiglioni dedicati ognuno alle 20 regioni italiane in uno spazio espositivo di 50.000 metri quadrati a conferma che, come sottolinea anche Forbes, parlare di Made in Italy per cibo e vino è del tutto sbagliato, visto che solo per la pasta esistono ben 320 tipologie diverse. Ogni stand si trova sotto ad uno dei portici che circondano l’area interna dell’esposizione, in palese omaggio alla città di Bologna e ai suoi portici.
Il progetto di Farinetti, che sembra un po’ più ordinato rispetto a FICO, prevede di portare entro la fine dell’anno 1 milione e mezzo di visitatori e di chiudere il bilancio al 2025 con 30 milioni di € di fatturato. L’ingresso è gratuito così come il parcheggio, ed il parco a tema è aperto dal giovedì alla domenica,
5G e produzione vinicola nel Regno Unito
A differenza di quanto pensino i detrattori di questa tecnologia (e vedremo cosa diranno quando sarà introdotto il 6G), la tecnologia 5G può essere un valido aiuto anche per l’agricoltura e in particolare per la produzione di vino. Almeno nel Regno Unito, dove sta partendo un progetto da 3,8 milioni di sterline per la costruzione di nuove reti 5G nel West Sussex. La regione è a forte connotazine agricola e l’introduzione di questa tecnologia è dedicata espressamente ai produttori di cibo e vino. Boldyn Networks, azienda britannica di tecnologia delle comunicazioni, ha annunciato l’inizio del progetto “Growing Sussex 5G Innovation Region”, e servirà per testare tecnologie come sensori, droni e telecamere per digitalizzare l’agricoltura e la vinicoltura della regione secondo quanto riportato da The Engineer.
Il Consiglio della Contea del West Sussex, i coltivatori del West Sussex, l'Università di Brighton e i produttori commerciali hanno formato un consorzio per lavorare al progetto. Boldyn Networks progetterà e costruirà quattro reti private 5G ad alta larghezza di banda in due siti di coltivazione e nelle università partecipanti, e saranno lanciate nel primo trimestre del 2025. Rachael Williams dell'Associazione dei coltivatori del West Sussex ha commentato il progetto: “Il 5G cambierà le carte in tavola per i coltivatori della regione. Ha il potenziale per dare ai coltivatori gli strumenti per migliorare ulteriormente l'efficienza, la produttività e la sostenibilità delle pratiche di coltivazione”.
Le reti 5G hanno una larghezza di banda, e quindi una velocità dei dati, molto più elevata rispetto al 4G ed è quindi una tecnologia particolarmente adatta per far dialogare i numerosi oggetti dell’Internet of Things, ossia tutti quei dispositivi e macchinari che lavorano proprio grazie alla connessione alla Rete. Nel caso dell’agricoltura parliamo di sensori, di videocamere, di veicoli a guida autonoma, di macchinari di lavorazione delle materie prime o di forni di cottura. E sono solo esempi, questi. Le campagne sono il luogo più adatto dove installare antenne e reti 5G perché, con una lunghezza d’onda più piccola rispetto al 4G, questa è più sensibile ad eventuali ostacoli, come le costruzioni cittadine. In campagna invece si può raggiungere una distanza maggiore con un minor numero di antenne, che oltretutto consumano molto meno rispetto a quelle del 4G.
Forse la Smart Vineyard, la Vigna Intelligente, partirà proprio dal Regno Unito.
La nuova comunicazione di The Grand Wine Tour
L’associazione The Grand Wine Tour nasce nel 2018 con lo scopo di promuovere l’enoturismo di alta fascia nel territorio italiano. Offre anche un servizio di tour operator per consentire ai clienti di disegnare il proprio viaggio per cantine e regioni del cibo nel modo in cui desiderano. Ora, al vertice dell’associazione arrivano due produttrici venete: Nadia Zenato - co-owner della cantina localizzata tra Lugana e Valpolicella - ed Elvira Bortolomiol - alla guida dell'omonima azienda di Valdobbiadene. Le due produttrici avranno il ruolo rispettivamente di vicepresidente e membro del Direttivo, entrambe con delega alla comunicazione dell'associazione.
“The Grand Wine Tour costituisce un unicum nel suo genere in Italia. Siamo molto orgogliose di rappresentare nel mondo un progetto che permette di codificare e di conseguenza unificare e valorizzare l’immenso patrimonio enoturistico italiano. Il nostro obiettivo? Arrivare a quaranta cantine socie nel prossimo triennio, per poter presentare al visitatore la realtà vitivinicola italiana nelle sue diverse articolazioni territoriali” (dall’intervista a Cronache di Gusto)
Le nuove acquisizioni di Campari
Campari Group è ormai un colosso del settore degli alcolici, e continua le acquisizioni. Questo mese infatti Il gruppo italiano ha completato le operazioni di acquisizione del 14,6% di Capevin Holdings, holding sudafricana che possiede il 100% di CVH Spirits, azienda di produzione di whisky single male fra cui il Tobermoy e il Bunnahabhain. Questa operazione è costata a Campari 69,6 milioni di sterline in contanti; CVH Sprits detiene anche i diritti di distribuzione in Francia e Corea del Sud. Il Gruppo Campari ha esercitato il diritto di nominare un membro del consiglio di amministrazione e ha ulteriori diritti di governance. In questo modo aumenta la gamma di whisky del portafoglio del gruppo, che già comprende Glen Grant e i bourbon Wild Turkey e Wilderness Trail.
Nel campo degli alcolici, nelle grandi aziende, c’è un bel movimento di acquisizioni. Nel 2023 Heineken aveva acquisito Distell Group, mentre la società finanziaria Remgro, con sede a Stellenbosch, è l’azionista di maggioranza di CVH. E ancora nel 2023, Campari aveva acquisito Courvoisier, la famosa azienda francese di cognac, per 1,3 miliardi di dollari. Nel corso degli ultimi 10 anni c’è stato anche l’acquisto di Grand Marnier del 2016 e Aperol del 2017.
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