Cominciamo subito a dare i numeri, relativi al 2023 e provenienti da Mediobanca. Sto parlando della situazione della produzione di vino dello scorso anno e lo stato del mercato.
Il report di UIV Vinitaly conferma anche per il I semestre di quest’anno un sostanziale rallentamento del mercato mondiale del vino. I tre maggiori compratori di vino italiano, Usa, Regno Unito e Germania, hanno una diminuzione del 4.3%, che si traduce in quasi 14 miliardi in meno. Il secondo semestre non si prospetta migliore, sempre secondo Unione Italiana Vini, e forse quasi peggiore del primo. Unica tendenza positiva è la vendita di vino italiano in Germania, che aumenta seppur di poco ma solo grazie ai frizzanti a basso costo, l’ultima novità del gusto tedesco per il vino.
Il presidente di Unione Italiana Vini (UIV), Lamberto Frescobaldi è convinto che alla riduzione dei consumi vada associata una diminuzione delle rese e soprattutto, parole di estremo buon senso e lungimiranza, una analisi migliore dei mercati e dei consumatori. Una cosa che si può fare, oggi, ed anche velocemente, aggiungo io. Per il primo trimestre, sono ancora gli spumanti italiani gli unici in positivo, con il solito Prosecco a dominare la scena, il 25% delle bollicine italiane comprate negli USA è Prosecco DOC, in Gran Bretagna addirittura il 33%.
Produzione e mercato 2023
Nel 2023 sono stati prodotti, su stime OIV, 38,3 milioni di ettolitri, quindi una diminuzione di oltre il 23% rispetto al 2022. Il meteo non è stato favorevole, poche piogge e grandinate, l’ultima la settimana scorsa in Franciacorta che ha messo in serio pericolo la raccolta dell’uva. Piogge in primavera, il momento peggiore per una precipitazione abbondante, ed infine una siccità fissa nel sud, con i ben noti problemi di mancanza di acqua anche negli invasi. Suddividendo il calo nelle regioni italiane, il nord ha sostanzialmente confermato i volumi del 2022 mentre penalizzate sono state le zone vinicole di Centro, Sud e Isole. Non male però i risultati in valore, con un totale di 12 miliardi di euro di cui oltre 7 dovuti alle vendite di esportazione. Continua la crescita dei vini bianchi, con il 62%, grazie anche all’ottimo andamento degli spumanti, pari al 18% del totale. I rosati invece ancora sotto al 3%, nonostante il forte apprezzamento e all’aumento notevole della qualità.
In sintesi, di tutto il vino prodotto il 43% viene consumato in Italia, il 46% viene esportato mentre l’11% è usato per scopi industriali, distillati e aceto principalmente. Come nel resto del mondo, anche l’Italia vede una forte diminuzione dei consumi, in 3 anni si sono bevuti 2 milioni di ettolitri in meno. Il consumo procapite è sceso a 37 litri, ma dovremmo tenere conto della demografia e del fatto che le generazioni più giovani bevono molto meno vino.
È un numero medio, e tanto vale. Sono invece cresciuti i consumi di birra, 36 litri procapite, che però è bevuta soprattutto dai più giovani. e quindi occorre appunto fare qualche suddivisione per fascia d’età, altrimenti sono numeri che voglio dire poco.
Positivo il saldo
Nonostante questo calo di produzione, il settore vinicolo ha un saldo commerciale ancora ben in positivo, con una crescita costante del 5,5%. Era di 2,5 miliardi di euro nel 2003, nel 2023 quindi 20 anni dopo siamo a 7,2, ed erano 9,5 nel 2022. Sono aumentate le esportazioni verso i paesi europei, del 3,6%, mentre c’è stata una diminuzione del 6% ul mercato americano, che pesa quasi il 30% dell’export. Anche il mercato asiatico è in diminuzione, -12,1%. A trainare le vendite in Europa sono state le bollicine, cresciute del 9,5% del totale e rappresentano il 60% di tutto il venduto in europa. Anche i nostri spumanti sono diminuiti verso l’America, nord e sud, ed in Asia. Il mercato migliore per l’Italia quindi in europa è ancora la Germania, che fa quasi il 9% a volume in più rispetto al 2022, mentre è seconda per il valore, +2,7%. Le prime tre posizioni sono comunque sempre le stesse, Stati Uniti, Germania e Regno Unito.
La minor produzione, come ho già detto più volte, non è proprio negativa, visto che non ha senso produrre vino se poi non si riesce a vendere. Meglio fare una resa più bassa, maggior qualità e magari spuntare un prezzo migliore, piuttosto che guardare sconsolati le botti ancora piene in cantina. Nel 2022 le giacenze infatti erano, prima dell’imbottigliamento, 64,9 milioni di ettolitri, mentre nel 2023, a fine anno, erano scese a 59 milioni di ettolitri, quasi il 9% in meno. Una stima sui valori del 2024 dice, sempre secondo il report Mediobanca, che quest’anno le scorte dovrebbero calare a 53,2 milioni di ettolitri. Se si vendesse tutto il vino prodotto, ossia i 38 milioni di ettolitri che vi dicevo prima, si arriverebbe a circa 14 milioni di ettolitri di vino invenduto. Sempre meglio della Francia, che potrebbe averne quasi il doppio.
Come dicevo prima lo spumante italiano va piuttosto bene, e naturalmente soprattutto è il prosecco che tira la volata. Il Consorzio di Tutela Prosecco DOC ha confermato che a luglio 2024 sono stati imbottigliati più di 500.000 ettolitri, il secondo dato più alto della storia, un aumento del 12,6% rispetto all’anno scorso, portando il totale dall’inizio dell’anno a 2 milioni e 800mila ettolitri. I mercati dove lo spumante italiano viene più apprezzato sono USA e Regno Unito, anche se il primo è in calo del 5% e il secondo in crescita del 11%. Negli USA il calo coinvolge anche il prosecco, un -10% poco atteso, in realtà. Bene tutti gli altri mercati.
Nella newsletter del 16 settembre, tra due settimane quindi, inizierò una serie di post dedicati all’uso dell’Intelligenza Artificiale, sia per il settore Wine che per il settore Agri. I primi post saranno dedicati al marketing, con casi d’uso e link da leggere per capirne di più. Alcuni di questi post saranno dedicati agli abbonati. Se pensi che possa interessare a qualche tuo conoscente, puoi condividere questa newsletter usando questo pulsante. Grazie