Ciao!
Il titolo di questa newsletter, ma soprattutto il sottotitolo, possono sembrare eccessivi. In realtà non è un disastro, ma dove non c’è nulla di positivo, tutto il resto rischia di essere negativo.
Lo spunto per questa newsletter me lo ha dato la lettura di un post su Linkiesta, condivisibile e che quindi vi condivido.
Non voglio spoilerare l’articolo, ma in sostanza si chiede se sia veramente utile, parlando di turismo, far vedere immagini che possono essere sovrapposte l’una all’altra senza quasi riferimenti al posto che vogliono pubblicizzare.
Il lavoro empatico
È la sindrome da visualizzazioni, forse, dove il famoso immaginario collettivo (una locuzione che andava di moda quando ero parecchio più giovane) moderno ha elevato l’immagine post elaborata con qualche filtro a opera d’arte e mezzo di convincimento.
Spero che qualche volta abbiate sfogliato Instagram e gli account che riguardano il vino. Lì succede la stessa cosa: bottiglie, bicchieri, personaggi ben vestiti e naturalmente bellissimi. Perché dovrei sentirmi attratto da quel vino? Cosa mi spinge a preferirlo ad un altro?
I produttori di vino hanno sempre sottolineato la propria appartenenza al territorio, la tradizione, la storia. Il vino stesso è storia, unico alimento dove la data di produzione non indica una imminente scadenza ma al contrario ne determina la potenza della longevità. Ed ora questa tradizione, questa storia, dove si sono perdute? Nei filtri di InShot, di Photoshop, di Adobe Premiere?
Il lavoro di raccontare una storia è complicato; per questo i buoni scrittori impiegano parecchio tempo prima di scrivere un libro, per questo i bravi artisti come pittori o registi non fanno uscire un quadro o un film a settimana. Le serie spesso vengono su un tanto al chilo, e si vede.
Dietro, invece, deve esserci una trama, un messaggio da comunicare, un particolare che rimanga impresso in chi guarda o ascolta. E quindi, che abbiate un’agenzia di marketing oppure no, iniziate a lavorare sulla vostra storia, sui particolari che vi contraddistinguono. Iniziate a lavorare sulla vostra storia, prima che il colore del vino o il profumo fruttato, prendete i pezzi della vostra azienda e mostrateli.
Naturalmente questo non significa che le foto non debbano essere belle, tutt’altro. Ma solo la bellezza tecnica non significa nulla, a meno che non siate un artista, un creator di fama. Guardate il vigneto e immaginate una situazione, prendete una fotocamera e iniziate a fare le prove. Per Instagram va bene anche uno smartphone sufficientemente moderno. Cercate qualche account che vi piaccia e ingaggiatelo per fare un lavoro di racconto per immagini o video. Ma prima di tutto, individuate cosa vi contraddistingue da altri produttori, come siete legati al territorio, da dove provenite.
Il lavoro tecnologico
Una volta fatto questo, stabilito uno storyboard, un filo conduttore, datevi un limite di tempo. Volete fare una foto al giorno, una a settimana, solo al tramonto, solo la notte? Volete fare un video a settimana, quanto deve durare, dove deve essere ambientato, chi deve essere ripreso, i panorami, gli oggetti. Voli con droni a planare direi basta, per un po’, a meno che non siano essenziali alla vostra storia.
Ma poi questo lavoro deve essere controllato, monitorato. Esistono strumenti che le agenzie di marketing hanno per capire se e come i vostri post, le foto, i video, attirano attenzione. Questo vi consente di aggiustare il tiro, se serve, ad esempio diminuendo la durata dei video, o facendo solo foto a mezzogiorno perché sono (è solo un esempio!) quelle più viste.
Verificate se questo si traduce in una maggior ricerca dei vostri vini sui marketplace, sui motori di ricerca, se aumentano le visite al vostro sito o a quello delle agenzie turistiche del territorio.
Se non misurate il lavoro fatto, è come non averlo fatto. Quando avete il mosto nella botte o nel tino, fate spesso assaggi, misurazioni di acidità, di zuccheri: lo stesso dovrete fare (o far fare, dopotutto non è il vostro lavoro) per la parte di marketing.
Promuovetevi localmente, ora che le visite in cantina ed il turismo sembrano poter riprendere quasi serenamente. Quando vi vengono a trovare in azienda ricordate il vostro account Instagram o il vostro canale YouTube, prendete l’email dei clienti e inviate loro una newsletter a cadenza regolare.
Insomma, alla fine….
…la diversità dell’Italia è il vero punto di forza da sfruttare. Siamo il Paese che produce più vino di tutti, i piatti della gastronomia italiana sono i più copiati in tutto il mondo, ogni città, ogni borgo, ha una sua storia da raccontare. Possibile che ci fermiamo alle foto nel vigneto con un bicchiere in mano tenuto da giovani con un fisico spettacolare? E i nostri anziani?
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Photo by Viktor Forgacs on Unsplash