Continuo l’analisi del report di Divinea sull’enoturismo, seguendo quanto già fatto per il DTC.
Parlare di enoturismo a volte sembra come raccontare una favola, tutto molto bello ma anche poco sfruttato. Questo perché ormai abbiamo costruito una narrazione, una storia, che non è basata su numeri e misurazioni, ma solo sui sentimenti. Chiaramente le sensazioni, le storie, quando si parla di turismo in genere, sono necessarie. Sono la spinta che porta il visitatore in un luogo, e la narrazione costruisce le sue aspettative.
I dati sull’enoturismo in Italia
Il turismo, e in particolare l’enoturismo in Italia, è un settore fondamentale della nostra economia, e quindi studiarlo un po’ di più non sarebbe male. Peccato che si raccolgano sempre pochi dati in merito.
Il rapporto di Divinea è uno dei pochi che ci sono in giro, ed è interessante perché mette il centro sul consumatore di vino, più che sugli stakeholders della filiera. Una delle prime cose che vengono scritte nel report, nella parte dedicata all’enoturismo in Italia, è stabilire dei KPI, i Key Performance Index, dei parametri per misurare il fenomeno. Il report potete scaricarlo da qui, basta solo inserire la vostra email.
Si è passati da gruppi numerosi a tour privati o comunque piccoli gruppi, da esperienze in bottaia e in luoghi chiusi a visite nel vigneto e degustazioni all’aria aperta.
Una delle cose più importanti, dopo arriviamo ai dati, che leggo nel report è proprio in questo paragrafo: la conoscenza del visitatore è il punto attorno al quale dovrà ruotare tutto il settore.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a La Newsletter di The Digital Wine per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.