Ciao
queste le news di questo numero:
Falsificazioni del vino, ma Kurniawan torna libero
La più grande degustazione virtuale del 2020
La Court of Master Sommeliers America elegge il nuovo board
I dazi cinesi sul vino australiano
Falsificazioni del vino, ma Kurniawan torna libero
Le cronache di queste settimane ci hanno mostrato che le truffe nel vino non si fermano e, forse proprio a causa delle condizioni di crisi, addirittura accelerano. Solo qualche giorno fa sono state scoperte 70.000 bottiglie di vino con etichetta falsa e vino ancor più falso, ovviamente. C’era dentro di tutto, soprattutto vini di alto pregio del Piemonte; la truffa si svolgeva nella regione Santo Stefano Belbo e Canelli dove una ditta usava bottiglie con etichette famose per riempirle con vini di qualunque altro tipo. Vini sfusi o prodotti con mosti della Moldavia che finivano dentro bottiglie con due o tre ordini di grandezza di prezzo superiore.
Le indagini, come riporta La Stampa, erano partite già dal 2016 dopo che un distributore si era reso conto che con quelle etichette, qualcosa non tornava. Le bottiglie venivano poi vendute in Svizzera spacciandole per Gaja, Antinori, Sassicaia, insomma i nomi importanti del vino italiano.
Tra queste notizie quindi spicca la scarcerazione di Rudy Kurniawan il mese scorso, il celebre truffatore soprannominato Dottor Contì per la sua abilità di ‘trovare’ miracolosamente bottiglie di DRC sconosciute ai più. La storia potete leggerla in questo post e poi in questo. Era stato condannato nel 2013, a novembre è stato scarcerato perché ha chiesto di essere estradato in Cina. Una storia che sembra davvero strana, se non si conosce il funzionamento del sistema carcerario USA: a quanto pare anche la stessa Fox News Texas aveva puntato il dito sul carcere, privato, in cui era rinchiuso l’indonesiano. Ora la carriera di Kurniawan potrebbe anche essere più facile rispetto a 10 anni fa, perché le falsificazioni del vino si stanno spostando verso vini meno anziani, seppure sempre di alta fascia. Sarà molto più facile per Kurniawan perché si dedicherà alle bottiglie moderne. Riprodurre vino antico e raro significa che devi procurarti una bottiglia dell’epoca, inchiostro appropriato, il tappo. I truffatori del Sassicaia sono stati invece in grado di contattare i produttori di vetro, inviare loro una bottiglia e dire: vogliamo 20.000 di queste bottiglie. Con 10.000 dollari e una bottiglia vuota, puoi chiedere a qualcuno in Cina di farti 20.000 bottiglie.
La più grande degustazione online del 2020
L’enoteca Bag&String Wine Merchant di New York sta organizzando per le 20 del 31 dicembre 2020 quella che sarà la più grande degustazione virtuale del 2020. Tra le molte cose, per il mondo del vino questo sarà l’anno in cui abbiamo visto l’esplodere di questo tipo di eventi. Uno ad esempio è quello che ho descritto in questo post.
L’evento sarà guidato da Sam Whitmore, proprietario dell’enoteca, usando la piattaforma Zoom; verranno presentati 6 spumanti: Cava, Prosecco, uno spumante USA, uno spumante del Sud Africa, un Cremant e uno Champagne Gran Cru. Saranno disponibili 10.000 link e tre forme di acquisto; i ticket da 10 e 20$ offrono poco più del link e della brochure sui vini che verranno presentati. Il ticket da 120$ invece consentirà di ricevere a casa 6 bottiglie da 0,375 che, secondo gli organizzatori, saranno sufficienti per quattro persone.
Questo webinar, che se riesce sarà sul serio la più grande degustazione virtuale del 2020, è inoltre sponsorizzato dal Robert H. Jackson Center, una fondazione che si occupa di giustizia. Le prenotazioni per il ticket da 120$ si sono chiuse il 12 dicembre, ma fino al 26 potete ancora acquistare gli altri. Naturalmente i vini dovrete comprarveli da voi presso l’enoteca di fiducia.
La Court of Master Sommeliers elegge il nuovo board
Quando ad ottobre il New York Times pubblicò la notizia dello scandalo sessuale, il board della Court of Master Sommeliers America vide dodici componenti messi sotto accusa e gli altri decisero di dimettersi.
La notizia ormai è nota, alcune donne candidate alla Court of Master Sommeliers denunciarono alla giornalista Julia Moskin che durante i corsi, le degustazioni e i servizi presso i locali erano state sottoposte a violenze verbali e fisiche da parte dei loro mentori. Ne ho scritto nell’ultima newsletter.
La Court era già finita in uno scandalo dello stesso tipo qualche anno fa; l’anno scorso fu accusata da molti componenti dei corsi di Master Sommeliers di razzismo. Nel 2018 gli esami furono annullati a causa di irregolarità e risposte passate ai candidati, come scrivevo in questo post. Nel nuovo consiglio, su 11 solo tre sono donne, due sono gay e due di origine asiatica; gli altri sono ancora maschi bianchi, visto che i due maschi neri che potevano essere eletti non hanno partecipato.
I nomi dei nuovi consiglieri potete leggerli direttamente sul sito della CMS-A. L’unico componente del consiglio precedente ad aver partecipato ed essere stato eletto è Christopher Bates. Gli altri quattro componenti del consiglio verranno scelti all’esterno, così come il CEO.
I dazi cinesi sul vino australiano
A fine novembre, il 28, i dazi della Cina sul vino australiano sono stati aumentati portandoli fino al 200%. Per l’Australia vinicola questo può significare un tracollo da cui rischia di non rialzarsi; la pandemia ha rallentato tutti i commerci, il mercato del vino australiano vale 3 miliardi quasi per intero dovuti agli scambi con la Cina. Mettendo insieme tutto questo si capisce che il colpo è davvero forte. La Cina infatti è il compratore dove il vino australiano viene venduto al prezzo maggiore, 6,86$ / litro; questa cifra va confrontata con i 2,28$ di USA e Giappone o con gli 1,18$ del Regno Unito.
L’aumento dei dazi della Cina sul vino fa parte di una serie di aumenti anche su altri beni, come carne di manzo, orzo, legname e carbone. Al momento ci sono quasi 20 navi carboniere al largo dei porti cinesi impossibilitate a scaricare. Il rapporto tra Cina e Australia per quel che riguarda il vino è sempre stato piuttosto complesso, con gli australiani che hanno imposto l’acquisto di grandi quantità di vini sfusi come condizione per piazzare le proprie etichette di alto livello. L’Australia esporta verso la sola Cina il 39% del proprio prodotto vinicolo; nei quattro mesi precedenti, l’export è arrivato al 50%. A soffrire dell’aumento dei dazi saranno soprattutto i piccoli produttori di vino sfuso, che basano il loro budget per il 70% sull’export verso la Cina.
Grazie per aver letto questa newsletter. Seguite The Digital Wine su Telegram e sulla pagina Facebook. Potete sottoscrivere un abbonamento annuale alla newsletter per sostenere il podcast di The Digital Wine: basta scegliere l’iscrizione a pagamento con il pulsante Subscribe Now qui sopra. Oppure sostenerlo usando Patreon.