Ciao
spero che tu stia bene, e quando sarà finita tutta questa storia ci potremo andare a bere un bicchiere insieme. Potremmo anche organizzare qualcosa con tutti gli altri iscritti alla newsletter, magari andare in visita ad una cantina.
Cloud tasting
E nel frattempo, cosa succede ai degustatori professionisti, alle aziende vinicole, al mercato del vino in genere? Di certo, in questo momento sono tutti fermi. Niente gite tra i vigneti, niente degustazioni organizzate, nessun panel per la scelta del miglior vino di questa o quella categoria.
Il vino va bevuto in compagnia, la presentazione di una nuova annata è generalmente occasione per assaggi e relative recensioni, giornate di visite in azienda e cene di abbinamento.
Per un po’ scordiamoci tutto questo, ma intanto? Vediamo se la tecnologia digitale può dare una mano.
La prima cosa che mi viene in mente sono degustazioni virtuali, o meglio assaggi online. Si sceglie un’etichetta, ci si collega su una piattaforma a scelta, ad esempio Skype o Teams per la condivisione o su un social, si apre la bottiglia, si assaggia il vino, si commenta. Se c’è anche la videocamera, ci possiamo anche vedere.
Una cosa poco bella? Forse si. Però è un metodo per stare in compagnia di persone che magari vediamo una volta l’anno, oppure per conoscere altri wine lovers dall’altra parte del mondo.
La rete serve anche a questo, condividere le esperienze.
Ti racconto una cosa. Circa 30 anni fa, la cantina australiana Rosemount e la californiana Mondavi, avevano deciso di costruire una joint venture, e così sorgeva il problema di decidere il blend finale del nuovo vino. Stiamo parlando di quando Internet non esisteva, almeno non così diffusamente come ora; Skype, FaceTime, MS Teams, erano ancora di là da venire.
Quindi l’enologo australiano Philip Shaw ed il reponsabile della produzione Tim Mondavi, dovettero affidarsi al vivavoce del telefono. Parlarono della loro nuova etichetta, fecero le prove di assaggio e si scambiarono le opinioni al telefono, presero decisioni su argomenti fiscali e commerciali non di second’ordine.
La telefonata durò 45 minuti (una intercontinentale non costava poco, non c’era il VOIP), e non ci fu bisogno di incontri o viaggi in aereo.
Enoturismo digitale: è il momento giusto
Oggi tutto questo sarebbe estremamente più facile, una video conferenza multipla possiamo farla tutti (a patto di avere banda sufficiente).
Quindi volendo, si può fare.
Ma una visita in azienda, quella non puoi farla da casa. E invece forse si. Un paio di anni fa ho intervistato Laura Tolson, di Adelaide, Australia, che insieme al fratello Alex ha fondato Lateral Vision. Producono video 3D di qualunque ambiente, ed hanno iniziato proprio con l’azienda vinicola di famiglia.
Certo non è la stessa cosa che andarci fisicamente, ma se volete sapere che ambiente troverete in una cantina, magari lontana 2 o 3 mila chilometri, sapere prima cosa vedrete può essere una buona idea.
E se il prodotto è ben fatto, l’esperienza sarà molto simile a quella reale, con informazioni aggiuntive sul terreno e sulla produzione aggiunte in realtà virtuale.
Certo non si potrà assaggiare il vino versato direttamente dalle mani del produttore. Però ci possono essere delle soluzioni, oltre a quella ovvia di acquistare una bottiglia e versarsi un calice mentre si passeggia virtualmente tra i filari.
Quando tutto questo sarà finito, forse avremo imparato di più come funziona la tecnologia, quali sono le sue potenzialità, come possiamo arricchire certe esperienze grazie all’innovazione digitale.
Ah, se solo se ne rendessero conto anche le Strade del Vino…