La COP28 che si è conclusa a dicembre era iniziata tra molte polemiche, proprio perché si è tenuta a Dubai, negli Emirati Arabi produttori di petrolio, e presieduta dal presidente della più grande azienda produttrice di carburanti fossili degli emirati. Per capire se sia stata un flop o se invece la famosa formula di fase out, ossia diminuzione, delle quantità di carburanti fossili sarà qualcosa che porterà risultati visibili.
Tutti i settori si chiedono quali saranno, se ci saranno, le conseguenze degli accordi e dei protocolli d’intesa sul loro segmento merceologico. Se lo chiedono anche le associazioni di produttori di vino, e così vediamo le reazioni internazionali del settore dopo la COP28.
Temperature e Vino
Intanto iniziamo parlando di temperature. Nel 2022 le temperature globali hanno superato di un grado e mezzo la media delle temperature e con la curva di aumento delle temperature attuale, rischiamo di arrivare a fine 2050 con un aumento di 2,8 gradi centigradi. Queste sono temperature medie, quindi in qualche posto potremmo avere anche 5 gradi in più, e dunque alcune zone vinicole potrebbero non essere più adatte alla crescita dell’uva.
Nonostante l’80% dell’energia mondiale sia fornita da combustibili fossili e oltre 100 paesi avrebbero voluto impegnarsi per arrivare a mettere fine alla dipendenza dal petrolio, come sapete l’accordo raggiunto ha fatto uso della parola ‘Phase Out’, ossia transizione, invece che eliminazione globale. Sono accordi, vengono scritti, e le parole hanno un forte peso, e rappresentano il compromesso che era evidente fin dall’inizio, con appunto il presidente della più grande compagnia petrolifera degli emirati era anche il presidente della conferenza sul clima. un controsenso, come mettere la volpe a presiedere il comitato sulla sicurezza dei pollai.
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