Ciao
Il London Technology Club è una comunità di investitori, privati e istituzionali, società di capitali, esperti di tecnologia. In pratica si tratta di aziende e persone che sono interessati ad investire tempo, idee e soprattutto denaro, nel settore tecnologico. Gli autori sono Grant Ashton e Simon Pavitt.
Ashton è l’ideatore e amministratore delegato di 67 Pall Mall, l’indirizzo del suo Wine Club, un vero e proprio club in stile inglese, esclusivo e caro: per entrare occorre essere presentati da almeno due membri, pagare 1500 sterline come tassa d’iscrizione e poi altre 1500 sterline l’anno. Si ha l’accesso a 4000 etichette e 27000 bottiglie, con prezzi da 40 a 16000 sterline, ed un bicchiere in degustazione va dalle 7 sterline a oltre 600. Non proprio una cosa per tutti, insomma.
Pavitt invece è l’amministratore delegato del London Technology Club.
Inutile nasconderlo, il club è dedicato a chi ha un budget elevato, gente insomma che può permettersi di spendere varie centinaia di sterline per una bottiglia di vino. Però contiene indicazioni e suggerimenti che possono essere interessanti.
All’inizio dell’articolo, l’autore immagina di essere il proprietario di una azienda vinicola, e viene avvisato dal suo assistente privato virtuale che i sensori installati sulle casse del suo vino in un container con destinazione Hong Kong hanno rilevato valori non conformi a quanto stabilito con il trasportatore, ad esempio una temperatura eccessiva.
Lo stesso assistente si incaricherà di inviare un alert al trasportatore con un messaggio automatico sul suo smartphone, per fargli risolvere il problema. Allo stesso modo, Ashton immagina di essere avvisato quando il problema rientra. Per una cena importante poi potrà farsi consigliare delle bottiglie da aprire, ed oltre al consiglio il bot le acquisterà online parlando con il bot dell’enoteca, che poi avviserà un corriere per consegnarle direttamente a casa.
Al di là dell’uso dei bot, che comunque sta iniziando a diffondersi anche nel settore vinicolo, il controllo del trasporto del vino è una cosa ormai alla portata di tutti.
Gli stessi metodi usati per il tracciamento della bottiglia possono assicurare contro il rischio di refilling, ossia riempimento fraudolento della bottiglia con vini differenti, come la capsula progettata dall’azienda italiana Wenda (qui la mia intervista del 2016)
E acquistare vino online con un bot, beh, basta pensare ad Alexa e allo shop online di Amazon. Quindi, tecnologia alla portata di tutti e funzionante già da adesso.
Produzione digitale del vino
La seconda parte dell’articolo riguarda i produttori, e quanto sia delicato l’ecosistema del vigneto. L’uso di trattori che compattano il terreno e inquinano l’aria, oltre che spargere sostanze nocive nel suolo, sta lentamente diminuendo in favore dell’impiego di cavalli. Alcune aziende vinicole in Borgogna e di Bordeaux hanno ottenuto sgravi fiscali e aiuti di stato per l’acquisto ed il mantenimento di cavalli da usare tra i filari. Se però l’uso dei nobili animali può aiutare a non rovinare il terreno, sapere esattamente cosa accade nel vigneto è compito della tecnologia, e questo aiuta a diminuire il lavoro necessario.
Questo è possibile con le applicazioni sempre più comuni per il monitoraggio delle condizioni ambientali, in atmosfera, al suolo e direttamente sulla pianta. Il risultato è misurabile in un risparmio di trattamenti fitosanitari, di acqua e particolarmente di lavoro per trattare ed irrigare. Nell’articolo ne vengono descritti alcuni.
Queste piattaforme si gestiscono direttamente da smartphone, e quindi le uniche cose da installare nel vigneto sono sonde e telecamere. Una soluzione valida anche per le aziende più piccole, meno costosa ed ugualmente efficiente per piccole dimensioni. E dovendo recarsi nel vigneto, anziché un trattore si può usare un piccolo robot elettrico a quattro ruote con un gps e la mappa del territorio. Pesano poco ma ancora costano quanto un trattore.
Il wine lover diventa esperto
Il report guarda anche alle attività commerciali. Le app per i dispositivi mobile possono aiutare a indirizzare un numero maggiore di enoturisti che cercano nuove cantine e nuovi vini da assaggiare. E la possibilità di condividere le informazioni con altri viticoltori e con i wine lovers rende i dati ancor più importanti per il produttore, per velocizzare la curva di apprendimento condividendo i propri risultati con altre aziende della zona, e per coinvolgere clienti ed estimatori del proprio vino.
I consumatori desiderano essere sempre più informati sul vino che bevono, sulla sua provenienza, sugli abbinamenti, sulla sua storia. App come Vivino, come Delectable, come WotWine, aiutano a condividere le note di degustazione, i punteggi, anche le opinioni di acquisto nei vari punti vendita. Ormai il classico esperto wine writer sta scomparendo. I wine lover sono sempre più informati ed esperti, anche se non scrivono su riviste prestigiose, e questo è uno dei vantaggi offerti dalla condivisione digitale, che consente di trovare altri che hanno assaggiato lo stesso vino praticamente in ogni parte del mondo e con condizioni di assaggio molto più vicine alle nostre, ossia a casa, durante una festa, in una cena tra amici. Se poi le app offrono indicazioni su dove trovare quei vini, enoteche fisiche o negozi online, ancora meglio.
Vediamo cosa possiamo portarci a casa dalla lettura dell’articolo del London Technology club dedicato al vino.
UNO le aziende vinicole possono trarre vantaggio dalle nuove tecnologie senza per forza dover spendere una fortuna, e sapendo che sono scalabili, ossia possono essere estese e aumentate a seconda della grandezza del territorio, del vigneto.
DUE i rivenditori finali, enoteche e ristoranti in genere, possono proporre ai propri clienti non solo un vino da bere, ma l’ingresso in un gruppo di appassionati delle stesse etichette, diventando punto di riferimento non solo localemente, ma soprattutto globalmente. Insomma, think global, act local.
TRE i consumatori possono avere informazioni sul vino, dove comprarlo o dove assaggiarlo, farselo portare a casa in giornata. Non tutti abitano in una grande città, e non sempre si ha la possibilità di fare 30km per andarsi a cercare l’enoteca giusta.
Le Big Tech, il vino e lo sviluppo tecnologico
Non dimentichiamo che avere un nuovo canale di mercato significa che le aziende tecnologiche si sforzeranno di adattare le proprie novità digitali, stimolando la nascita di nuove startup che potranno essere i nuovi unicorni del mercato del vino. A mio avviso c’è un altro aspetto che occorre considerare, ossia il vino come prodotto di traino, a cui collegare davvero molte altre attività. Tra qualche anno si parlerà sempre più frequentemente dell’enotecnologo, mettendo la tecnologia come una delle caratteristiche che consentono di scegliere, oppure no, un determinato vino.
Notizie dal settore Wine Tech, suggerimenti e idee, potete trovarli anche e soprattutto sul mio blog, Web in Vigna. E per seguire il podcast, basta andare su The Digital Wine e scegliere la piattaforma che più vi piace per iscrivervi ed iniziare a scaricare tutte le puntate. Il podcast lo trovate anche su Spotify, su iTunes e naturalmente su Spreaker, la piattaforma che ospita il mio podcast. Non dimenticate di mettere un ‘mi piace’ o una votazione con 5 stelle!
Se poi volete finanziare il podcast ed il blog, basterà diventare patron di The Digital Wine. Potete cliccare direttamente su questo pulsante per assicurarvi gloria perenne (eh…) al costo di mezzo calice al mese.