Il pacchetto vino della UE
232 - Sintesi della strategia vinicola dell'Europa
È stato presentato a fine marzo il Pacchetto Vino, una proposta della Commissione Europea dell’Agricoltura, e sembra un cambio di rotta per un settore che sta fortemente risentendo delle tensioni internazionali, degli aumenti dei prezzi e ovviamente anche dalle modifiche indotte dai cambiamenti climatici. Il problema, inutile dirlo, oltre ai dazi è la diminuzione dei consumi del vino, o forse la troppa produzione.
Troppi vigneti in Europa
Tra le proposte, oltre ad aumentare i finanziamenti per le piccole e medie aziende vinicole europee, gli espianti dei vigneti saranno più facili, e probabilmente più remunerativi per le cantine. Contenti Federvini e Unione Italiana Vini, quindi la direzione sembra presa: diminuire le produzioni diminuendo l’area dei vigneti, e questo per lasciare invariata la spesa di gestione per ettaro.
Probabilmente ci sono troppi vigneti, almeno in Italia: l’ultimo censimento agricolo del 2021 riportava 636mila ettari di vigne, 269mila al Nord e 367mila al Centro sud, e rispetto al censimento precedente, del 2010, c’era stato un aumento di superficie al nord ed un calo al sud di circa 30mila ettari. Visto che ci siamo, sempre al 2021 il paese che aveva la superficie di vigna più grande era sempre la Spagna, con 963mila ettari, a seguire Francia con 798mila, e la Cina con 783mila. Subito dopo appunto l’Italia. Naturalmente ci sono state negli anni delle variazioni, ma più o meno le dimensioni son queste. La Francia già dallo scorso anno ha iniziato a mettere in campo delle politiche per agevolare l’espianto di vigneti.

I commerci internazionali sono completamente in balia di decisioni prese senza motivazioni, e così sembra che nessuno abbia l’idea di cosa succederà dopo. Questo vale anche per l’industria del vino, tutta la sua filiera direi, e così ora abbiamo un piano, o meglio l’Unione Europea ha pubblicato un piano per cercare di salvare il settore dal calo della domanda, dagli elevati costi di produzione e dalla burocrazia, il pacchetto vino di cui scrivevo prima. Quanto sarà efficace lo vedremo più avanti, non certo a breve termine.
Nel settore vinicolo è impiegato l’1,4% dei lavoratori europei, e partecipa per meno dell’1% al PIL europeo, lo 0,8% per la precisione. Per fare un confronto, è la stessa cifra dell’industria siderurgica, e quindi il comparto del vino ha un certo peso nell’Unione Europea. A fine 2023 i funzionari della Commissione Europea hanno iniziato un osservatorio sul mercato del vino e a luglio è uscito un rapporto di sintesi dove vengono presentati alcuni punti che dovrebbero disegnare le strategie prossime, punti che sono compresi nel pacchetto vino.
Riduzione dell’offerta
Gli anni ‘90 sono finiti da un bel pezzo, e continuare a produrre vino che nessuno beve sembra ormai una politica poco intelligente. In totale in Europa si imbottigliano 150 milioni di ettolitri, dati del 2024, mentre i consumi sono stati di 95 milioni di ettolitri, e le scorte rimaste dalla pandemia del 2020 sembra che non si riesca a smaltirle. Dunque, uno dei punti necessari è disincentivare i nuovi impianti e dare sussidi per i produttori che decidono di diminuire la superficie delle loro vigne. Ci sono ancora problemi di fondi, che dovranno essere stanziati, ed inoltre non sono state prese decisioni per la distillazione d’emergenza, ossia usare il vino in eccesso per la produzione di alcol industriale.

Secondo punto, apertura di nuovi mercati, punto dolente. Il consumo interno è diminuito, i consumatori si rivolgono a prodotti a bassa gradazione alcolica e per quel che riguarda il vino la produzione di vino no alcool è ancora indietro, soprattutto per la qualità. Ci sarà un tentativo di standardizzare le denominazioni no e low alcool, saranno quindi Alcool Light e Alcool Zero e ci saranno delle promozioni finanziate dall’UE per le vendite fuori Europa. Sono previsti anche finanziamenti per l’enoturismo e per spingere i vini aromatizzati come vermouth e sangria.
Terzo punto, avere etichette più comprensibili dai consumatori, una cosa a cui i produttori tengono molto, in particolare per uniformare e soprattutto semplificare la burocrazia delle etichette, con la mai terminata querelle sugli ingredienti. La soluzione sembra quella di adottare un QR-code, un’idea che gira da parecchi anni ormai in Europa (il link riporta ad un mio post del 2021), ma a quanto pare non si riesce a rendere definitiva. Un nuovo tentativo è stato fatto nel 2023, vediamo se questa sia la volta buona.
Quarto tema, i cambiamenti climatici, con inondazioni, siccità, sbalzi di temperatura improvvisi che fanno aumentare l’attività di insetti come tignole e cocciniglie e quindi un aumento delle malattie, peronospora e oidio. E questo significa un maggior uso dell’irrigazione e anche dei pesticidi. Insomma, non una bella situazione, e quindi occorre iniziare a prendere decisioni e soprattutto fare investimenti sulle soluzioni per contrastare il peggioramento climatico.