Lo scandalo del vino austriaco del 1985
190 - Un evento che ha cambiato l'industria vinicola austriaca
In una intervista del 2010, il presidente dell’associazione dei viticoltori austriaci, Josef Pleil, ha spiegato i retroscena dello scandalo del vino al glicole del 1985, uno scandalo che aveva radici che risalivano probabilmente ai primi anni Settanta. Non era un buon periodo per l’agricoltura austriaca, molti produttori si stavano spostando in Germania o in Ungheria, dove i costi erano minori e sicuramente erano migliori i prezzi nei mercati agricoli, Ad esempio, ogni viticoltore delle regioni di confine fu autorizzato a piantare mezzo ettaro in più di filari. Con le nuove norme, in soli cinque anni in Austria si registrò un'espansione di circa 15.000 ettari di vigneti e quindi una sovrapproduzione, visto che dai primi anni '80 il consumo di vino stava già diminuendo in tutta Europa.
In Germania, a quel tempo, c'era una buona domanda di vini dolci ma all'inizio degli anni '80 l'Austria ebbe un paio di annate un po’ difficili, molto calde, con rese più alte e luve non perfettamente mature per ottenere quei livelli di qualità che gli acquirenti tedeschi si aspettavano. L’annata 1982 fu particolarmente brutta, e importatori e viticoltori austriaci si spaventarono quando si resero conto di non poter produrre abbastanza vino di qualità per soddisfare i loro contratti. Il vino era magro e aspro, niente a che vedere con quello che il mercato tedesco si aspettava. Così alcuni produttori pensarono di migliorare in qualche modo il loro vino, e visto che i classici dolcificanti non ottenevano il risultato voluto, iniziarono a pensare a qualcos’altro, aggiungendo glicole dietilenico, ossia liquido refrigerante, a vini da tavola semplici ed economici per simulare vini Prädikat, quelli che qui da noi sono vini di denominazione d’origine, quindi di alta qualità e offrendoli a prezzi molto bassi. All'inizio la cosa funzionava abbastanza bene.
Cambiano le condizioni del mercato
Dopo la grande produzione di massa degli anni '70 e il calo dei prezzi dei vini austriaci di qualità, gli ispettori delle cantine statali avevano da tempo un vago sospetto. Tanto vino Prädikat non poteva essere prodotto naturalmente ma fino a quel momento le richieste di perquisizione dei locali dei commercianti di vino sospetti venivano regolarmente respinte dal tribunale in quanto sproporzionate.
All'epoca il limite di rilevamento era di 200 mg di glicole dietilenico per litro di vino: sotto quella quantità non si riusciva a determinarne la presenza nel vino e naturalmente i contraffattori conoscevano molto bene questo limite. Il vino adulterato veniva mescolato uno a dieci con vino puro, così da avere un quantitativo di 20 mg per litro, ma i metodi di rilevazione erano stati migliorati parecchio e così il vino al glicole veniva riconosciuto come adulterato a partire da 5 mg/l con il metodo della gascromatografia. Quando la notizia si diffuse i contraffattori versarono numero sconosciuto di ettolitri di vino nelle fogne, e molti impianti di depurazione andarono in tilt. Il resto del vino adulterato, probabilmente centinaia di migliaia di ettolitri, fu distillato come alcol industriale.
Nel dicembre 1984 uno sconosciuto dall'accento tedesco si presentò all'Istituto federale di agricoltura e chimica di Vienna, posò sul tavolo una bottiglia contenente liquido utilizzato per l'antigelo, appunto, dicendo di cercare quello nelle bottiglie di vino. Il primo vino rintracciato che conteneva glicole fu un Ruster Auslese del 1983 prelevato da un supermercato di Stoccarda, analizzato il 27 giugno 1985. Erano già stati trovati vini adulterati in Germania, ma a differenza dei casi di semplice adulterazione, le scoperte del glicole del 1985 mostrarono subito le proporzioni di un grosso scandalo e le autorità federali di entrambi i paesi lavorarono insieme per trovare i falsificatori. Il Ministero Federale della Salute di Bonn emise un'avvertenza sanitaria ufficiale contro il consumo di vini austriaci e la notizia fece subito il giro del mondo, provocando un crollo quasi a zero delle esportazioni di vino austriaco.
L'anno precedente un esperto che faceva il giudice del vino ad una fiera del vino in Yugoslavia aveva assaggiato un Beerenauslese austriaco che in seguito si scoprì contenere glicole. Quando fu intervistato da un giornale viennese, a proposito della fiera, disse che "si chiedeva come mai alcuni vini dei produttori avessero tanto corpo". La risposta era il glicole dietilenico, che veniva usato per aggiungere corpo e dolcezza ai vini inferiori, imitando quelli di qualità superiore.
Vi piace il vino dolce? Lo produciamo noi!
La maggior parte di quel vino era prodotta da viticoltori della Bassa Austria e del Burgenland, alcuni dei quali si avvalevano anche della consulenza di un chimico. Il glicole dietilenico veniva aggiunto per dare al vino più "corpo e dolcezza", cosa particolarmente apprezzata dai consumatori tedeschi dell'epoca. Il glicole non fu utilizzato solo per trasformare il normale vino da tavola in vino Prädikat, ma anche per produrre migliaia di ettolitri di vino artificiale, un liquido con l'aspetto e il sapore del vino, ma non mai entrato in contatto con l'uva o il vino.
Veniva mescolata acqua con acido tartarico, acido malico, potassa, glicerina, sale stagnino e glicole dietilenico, tra le altre cose, una miscela di certo non innocua per la salute umana. Il limite è di 16 g/l, può essere addirittura fatale. Questa quantità è stata rilevata in un Icewine, un vino di ghiaccio, del Burgenland, una cosa piuttosto ironica, trovare antigelo in un icewine. La concentrazione fortunatamente era per lo più bassa, e non si verificarono problemi letali di salute tranne nausea e problemi renali e non si verificarono malattie gravi o decessi.
L’indagine ebbe luogo quando un viticoltore dichiarò fiscalmente grandi quantità di antigelo, pur possedendo solo un piccolo trattore. Le ispezioni iniziarono all'inizio di aprile 1985 ed il glicole dietilenico venne rilevato in 34 dei 38 campioni prelevati nella prima cantina ispezionata ad Apetlon, e quantità analoghe vennero trovate nei vini di una seconda cantina a Podersdorf.
Infine, il 23 aprile 1985 il Ministero dell'Agricoltura austriaco lanciò l'allarme e mise in guardia dalla presenza di vini al glicole. Ci furono 55 detective che andarono in giro per cantine effettuando 850 perquisizioni presso viticoltori, commercianti e aziende chimiche, arrestando 80 sospetti tra luglio 85 e febbraio 86 e con la confisca di circa 23 milioni di litri di vino. Forse erano anche di più, ma il volume totale dei vini contraffatti non è mai stato chiarito. Secondo le indagini, almeno 340 tonnellate di glicole dietilenico erano state aggiunte ai vini dal 1976 fino al 1985, vini che per la maggior parte erano andati a finire in Germania. Lì, inoltre, questi vini furono "ulteriormente trattati", e grandi imbottigliatori tedeschi dello stato federale della Renania-Palatinato mescolavano il loro vino con quello austriaco già adulterato. Vennero fuori notizie sensazionali sui giornali dell’allora Germania ovest, il quotidiano Bild del 12 luglio 1985 titolava "Vino antigelo alla festa di compleanno della nonna - 11 avvelenati", titoli simili insomma.
Vini austriaci ritirati in tutta Europa
Si scatenò così una campagna mediatica contro i vini austriaci e in particolare quelli del Burgenland, che si diffuse in tutta Europa e oltreoceano. Anche il "New York Times" riportò lo scandalo in prima pagina. Il BATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives) ordinò il ritiro dalla circolazione di tutti i vini austriaci.
Alla fine furono denunciate 325 persone, con 52 denunce penali per reati contro la legge sul cibo e sul vino e 21 per frode commerciale. Durante il processo venne fuori che le prime adulterazioni in Austria erano presumibilmente iniziate a partire dall'annata 1976. Le annate dal 1980 al 1984 furono particolarmente colpite perché, secondo i testimoni, i commercianti di vino coinvolti "divennero sempre più avidi".
Le autocisterne destinate all'esportazione erano state manipolate, aggiungendo un piccolo contenitore da 200 litri con vino non adulterato ed un rubinetto che veniva usato quando venivano fatti i controlli alla dogana. Durante i processi, durati anni, alcuni dei condannati hanno ricevuto fino a otto anni di carcere. Uno di loro si suicidò. Molti grandi commercianti di vino fallirono, anche se non erano direttamente coinvolti, e parecchi produttori dovettero dichiarare bancarotta.
Il danno d'immagine per l'Austria fu notevole e portò l'industria vinicola del Paese sull'orlo della rovina. Negli Stati Uniti, l'FBI impedì ad un politico austriaco di regalare vino locale durante la visita del Presidente Ronald Reagan. L’export di vino austriaco si ridusse del 95% in poco tempo. Alla fine del 1986 fu creata una commissione, politica e commerciale, per cercare di diminuire le conseguenze dello scandalo attraverso misure di marketing. Tuttavia, l'incidente ebbe in definitiva un effetto molto positivo. Alla fine di agosto del 1985, il Consiglio Nazionale approvò una nuova legge sul vino, descritta come la "legge sul vino più severa del mondo". Tra le altre cose, ogni bottiglia doveva essere etichettata con una fascetta (sostituita da un'etichetta rotonda sul tappo nel 2008) per evitare abusi.
Anche in Austria quando si parla di vino, quando si tocca la legislazione sul vino, qualche partito si alza a difendere il bene austriaco, e venne fuori che il governo austriaco era a conoscenza del vino contaminato già tre mesi prima che venisse scoperto in Germania Ovest. Il ministro dell'Agricoltura austriaco Günter Haiden dichiarò di aver informato i tribunali e le autorità di ogni provincia in aprile e di essere responsabile solo di non aver informato l’opinione pubblica. Ma tutti, soprattutto i conservatori, chiedevano che il socialista Hadien si dimettesse.
Dopo aver inizialmente negato di esserne a conoscenza, il governo della Germania Ovest ha infine ammesso di essere stato informato dall'Austria solo il 10 maggio. Dopo che lo scandalo diventò internazionale, dalla germania ovest furono ritirate dagli scaffali tutte le bottiglie di vino austriaco per distruggerle, vietandone l'importazione.
In un primo momento si pensò che la Germania occidentale fosse l'unica ad aver ricevuto vino contaminato, ma si scoprì rapidamente che circa 1.500 cantine austriache avevano venduto il loro vino negli Stati Uniti e, invece di distruggere tutte le bottiglie come fece la Germania occidentale, i rivenditori americani continuavano a venderle verificando che non contenevano antigelo. Alla fine di agosto, il numero di bottiglie contaminate negli Stati Uniti era pari a 26.
I danni dello scandalo furono devastanti per l’industria vinicola austriaca, ed il vino austriaco non tornò ai livelli di esportazione precedenti al 1985 fino al 2001. Oggi i vini austriaci sono tutti di ottima qualità, grazie anche alla legislazione europea stringente in fatto di controlli e standard di sicurezza alimentare e soprattutto al grande lavoro di pulizia fatto dai vertici delle associazioni vinicole in Austria appena dopo il 1985.