Ciao
seconda newsletter dedicata all’enoturismo e questa volta guardiamo agli USA e al resto del mondo, ed giù in fondo vi metto come promesso i link da dove potrete leggere qualche news in più.
USA
l numero di wine lover americani che vanno a visitare le cantine è più o meno uguale agli enoturisti in Italia, ossia 15 milioni l’anno. Però, mentre il giro d’affari generato in Italia è di 2 miliardi e mezzo di euro, negli USA parliamo di circa 15 miliardi. Diciamo che in media un turista vinicolo americano spende un migliaio di euro, o di dollari, mentre quello italiano, o comunque che viene in Italia, ne spende più o meno 150, 160. Otto volte di meno. Per gli USA, oltre il 65% di questi 15 miliardi sono stati spesi per le sistemazioni in albergo, più o meno le percentuali sono le stesse dell’Italia, ma ovviamente la somma spesa è maggiore in assoluto.
Negli USA non tutti gli stati producono vino, che troviamo soprattutto in California, in Oregon, in Virginia, nello stato di Washington. Organizzare un tour vinicolo ha un costo maggiore, e dunque solamente chi ha un reddito medio alto si può permettere di fare un viaggio in giro per cantine.
C’è poi la differente offerta e sistemazione logistica delle cantine vinicole americane: praticamente tutte hanno una sala di degustazione organizzata dove il visitatore può assaggiare le varie etichette prodotte e portarsi a casa una cassa di vini, che negli stati uniti è composta da 12 bottiglie, mentre il classico cartone italiano, e in genere europeo, è da 6 bottiglie. Esistono anche sale di degustazione indipendenti sparse nelle regioni vinicole, un business da decine di milioni di dollari l’anno, tra vendite e indotto.
Quindi, tra Italia e USA questi sono due modi abbastanza differenti di visitare una cantina perché c’è differenza demografica e differenza di offerta. Italia, Francia e Spagna da questo punto di vista sono piuttosto simili tra loro. Anche per gli USA non esistono molti dati statistici sul turismo del vino, quelli più aggiornati risalgono al 2018 ma possiamo comunque farci un’idea.
In totale esistono oltre 500 agenzie turistiche specializzate nell’offerta di tour presso aziende vinicole; una serie di interviste eseguite da Wine Academy fornisce un ritratto dell’enoturista.
In California ci sono oltre 4500 aziende vinicole, lo stato di Washington e l’Oregon ne hanno quasi 800 a testa e per la Virginia siamo sotto alle 300, ed infatti quasi la metà dei tour operator che offrono visite nelle cantine sono proprio in California.
Il sito Academic wine ha fatto delle interviste a questi tour operator per capire il profilo del turista del vino, scoprendo così che la maggior parte è interessata alle visite ai luoghi attorno alla cantina, a punti di interesse artistico o storico, e a fare acquisti.
Una delle cose che hanno fatto gli USA, a differenza di noi Italiani ed Europei in genere, è stata così cercare di capire chi sia esattamente l’enoturista, insomma hanno cercato di costruire quella che nel marketing si chiama buyer personas, insomma l’enoturista tipico.
Riferimenti:
Resto del mondo
Si stima che le persone impiegate nel settore della produzione del vino, in tutto il mondo, siano qualcosa in più di 800mila, divise in 90mila aziende produttrici, ed in totale il mercato globale vale attorno ai 300 miliardi di dollari. In media il consumo è di 3 litri al giorno a testa, ed una spesa di più o meno 40 dollari. Vengono prodotti 260 milioni di ettolitri ogni anno, e più della metà provengono solo da tre paesi: Italia, Francia e Spagna.
Sono gli Stati Uniti a produrre i maggiori ricavi per il mercato, seguiti poi dalla Cina, mentre i paesi dove è maggiore la velocità di crescita sono stranamente Giappone e Canada. E nell’indotto, nel giro del business del vino, c’è ovviamente l’enoturismo.
Ma quando è nata l’abitudine di andare a fare una vacanza fra i vigneti? Beh, fino agli anni 70 non erano molte le persone che potevano nemmeno permettersela una vacanza, e solo chi viveva di rendita riusciva a stare anche qualche mese in giro per Italia, Germania, Francia, Spagna.
Negli anni 90, nel 1993 esattamente, in Italia nasce l’evento Cantine Aperte grazie ad un gruppo di volontari, tra cui Donatella Cinelli Colombini, una iniziativa che vuole agevolare l’ingresso in cantina di turisti e visitatori occasionali. Il movimento del turismo del vino quindi è praticamente la prima organizzazione del settore. Da allora sono stati creati molti eventi come Calici di Stelle, ad esempio, nel 1997, per guardare le stelle cadenti in mezzo ai filari. Quindi possiamo dire che gli anni ’90 in Italia sono stati il decennio del turismo vinicolo.
Negli Stati Uniti l’impulso ad aprire le porte delle cantine della Napa Valley fu dato dalla famosa degustazione nota come the judgement of Paris, ho fatto un episodio per raccontare la storia, che portò dal 1976 in poi intenditori, compratori, critici, ad assaggiare i vini californiani. L’impulso vero e proprio però viene da Hollywood, con il famoso film Sideways, dove due amici vanno in giro per sale di degustazione della Santa Barbara County ad assaggiare vini di vario tipo. Sideways è del 2004.
È chiaro che le destinazioni più gettonate siano le solite, Francia, Stati Uniti, Italia, Portogallo, Australia.
L’Australia ha visto nel 2019 quasi 9 milioni di visitatori nelle sue cantine, un numero che si è dimezzato nel 2020. Le regioni più visitate sono Margaret River, la penisola di Mornigton e la Barossa Valley, che da sola fa il 40% dei turisti. L’organizzazione è lasciata alle singole associazioni vinicole delle varie zone, che insieme alle agenzie turistiche offrono pacchetti tutto incluso per i turisti, quindi non solo la visita nella cantina ma soprattutto escursioni nel territorio circostante, una attività molto apprezzata dai visitatori.
Un’associazione di viticoltori della Margaret River si occupa anche delle spedizioni internazionali, e così un turista straniero che visita una loro cantina può farsi arrivare le bottiglie acquistate appena tornerà a casa. Molto comodo.
Abbinare visite gastronomiche e vinicole ovviamente è la cosa migliore, come ha capito ad esempio il Portogallo dove un gruppo di ristoratori si offre di preparare i pranzi direttamente nelle aziende vinicole. Anche questa, una buona idea.
Suggerimenti
Indicazioni stradali
Intanto strade e indicazioni ben chiare, cartelli stradali e indicazioni sulle app delle mappe. Se i cartelli dipendono dalle varie amministrazioni, comunali provinciali o regionali che siano, le indicazioni digitali possono essere più semplici. Basterebbe usare ad esempio uno strumento completamente gratuito come Google my business, ed aggiungere l’indirizzo, una scheda della propria azienda, il sito web. A quel punto quando il visitatore passa nelle vicinanze può vedere la cantina fra i punti di interesse, o cercare direttamente se esistono nei dintorni aziende vinicole.
Sistema di prenotazione
Poi c’è la prenotazione, che deve essere immediata e chiara, semplice come fare un click su una app dello smartphone. Devono essere indicati i prezzi, gli orari, il percorso e i servizi offerti e soprattutto quali vini vengono offerti in degustazione. Se ci sono servizi di spedizione del vino acquistato in cantina, è bene metterli in evidenza.
Esperienza della visita
La visita nella cantina, nella bottaia, tra le vigne, non basta più, soprattutto se il visitatore ha già visitato altre aziende vinicole. Deve rendersi conto delle differenze, deve capire come il territorio incida sul sapore del vino, ma soprattutto deve innamorarsi del territorio. Una delle prime cose che fa un turista è trovare un ristorante dove pranzare, magari con la famiglia. E le prime indicazioni sulle visite in cantina quindi devono iniziare da qui, dalla bottiglia che viene portata sul tavolo, dal racconto che può fare il ristoratore quando consiglia l’etichetta giusta da assaggiare per accompagnare i piatti scelti.
Fidelizzazione
Quando il turista è finalmente in cantina, e gli avete fatto assaggiare i vostri vini migliori, spiegato tutto, non lasciatelo andar via così. Fatevi dare una cosa preziosa da lui, ossia la sua email. Nonostante l’uso dei social, il marketing via email è ancora un’arma piuttosto potente. La time line dei vari social scorre spesso troppo veloce ed un like in più o in meno non vi farà differenza, come un iscritto in più o in meno alla vostra pagina.
Invece l’email è una cosa ancora personale, dove si perde qualche minuto per leggere tutte quelle importanti; l’email del visitatore è un buon risultato da portarvi a casa, poi più avanti farò un podcast specifico sull’email marketing, ma per ora vi suggerisco di creare una vostra newsletter, che sia periodica e diciamo abbastanza regolare.
Riferimenti: