Prosecco in Cina, Brad Pitt e altre news
188 - Le News del Vino, Food&Beverage, WineTech e AgriTech
Ciao, queste sono le ultime news dal mondo del Food&Beverage:
In Cina il Prosecco sarà solo quello originale
I vini rossi sembrano essere in crisi, bianchi e rosati no
Crisi dei trasporti
Brad Pitt riprende il 10% di Chateau Miraval ad Angiolina Jolie
Furto da 1,5 milioni di € nel ristorante di Ratatouille
Il Prosecco in Cina sarà solo italiano
Da decenni ormai c’è una disputa tra l’Italia e l’Australia per il nome del Prosecco. In Australia infatti si produce vino da uve glera fin dal 1999 dal produttore emigrato Dal Zotto, di chiare origini venete, che lo ha da subito chiamato Prosecco, visto che all’epoca c’era confusione fra nome del vino e nome dell’uva.
L’Italia, dopo aver vinto la battaglia del Prosecco in Europa nel 2006, ha pensato giustamente di fare la stessa cosa con l’Australia, e finalmente iniziano ad arrivare i primi risultati. La strategia non è impedire ai produttori australiani, che hanno anche una strada del vino dedicata al Prosecco, di produrre questo vino. Anche se più dispendiosa in termini di tempo e di sforzo, il Consorzio ha pensato di rendere difficile, o impossibile, vendere vino Prosecco prodotto in Australia.
Una prima vittoria ci fu un paio di anni fa, ne ho scritto in questo post, quando in Nuova Zelanda fu approvata una normativa che prevede che entro 5 anni non sarà più possibile importare vino Prosecco prodotto in Australia. Naturalmente i produttori di laggiù potranno continuare a fare vino da uve glera, ma per esportarlo in Nuova Zelanda non potranno chiamarlo Prosecco.
Ora lo stesso accordo è stato raggiunto con la Cina, mercato naturale dei prodotti australiani e dove il nostro vino è particolarmente apprezzato. Il Consorzio di tutela del Prosecco Doc infatti ha stipulato un accordo con il governo cinese per la registrazione del marchio Prosecco anche usando ideogrammi cinesi. La registrazione del marchio già era attiva, ma gli australiani avevano obiettato che si dovevano usare i tipici caratteri cinesi. Risolta la controversia, ed ora i produttori italiani potranno esportare nelle enoteche di Pechino il Pu Luo Sai Ke, che sarebbe il nome cinese del Prosecco. L’intesa raggiunta fa parte dell’accordo più generale per la protezione delle indicazioni geografiche, stipulato tra UE e Cina. La vicenda andava avanti da un paio di anni, e finalmente l’Alta Corte di Pechino ha respinto il ricorso australiano, dando ragione al Consorzio del Prosecco Doc.
Rossi in discesa, bene bianchi e rosati
Negli ultimi anni i vini rossi hanno sperimentato un calo di apprezzamento da parte dei consumatori, una tendenza che vale per tutto il mondo, non solo per il vino italiano.
Come si può leggere su I numeri del Vino, la produzione di vini rossi è diminuita, passando dal 48% al 43% del totale mondiale. Anche il consumo non è andato bene, scendendo da 119 milioni di hl a 115. Questi dati però si riferiscono al periodo 2000-2021, tralasciando quindi gli ultimi due anni: purtroppo i dati ufficiali sono sempre fuori sincrono, ma la tendenza sembra abbastanza chiara. Le motivazioni sullo scarso consumo di vini rossi potrebbero stare nell’aumento del senso salutistico dei consumatori, che vanno alla ricerca di vini più leggeri sia di alcol che di corpo. Una analisi che andrebbe fatta è però in base alla fascia di prezzo. Come riportato in questo post, le categorie dai 6€ in su sono andate molto bene, nell’export, facendo vedere una inversione di tendenza rispetto a 10 anni fa, quando la maggior parte dell’export di vini rossi era nella fascia a più basso prezzo. La tendenza sulla diminuzione del consumo dei rossi è confermata anche dalle analisi e dagli studi dell’Unione Italiana Vini (UIV).
Nei primi 9 mesi del 2023 i vini fermi hanno mostrato una flessione generale nei volumi del -3,9%, ma il calo maggiore è proprio quello dei vini rossi, con un -4,8%. I più colpiti, con i dati attuali aggiornati a settembre, sono Lambrusco emiliano (-11%), Bonarda dell’Oltrepo’ (-15%), Nero d’Avola (-12%), Montepulciano d’Abruzzo (-6,6%). In generale il calo dell’export dei rossi imbottigliati è stato attorno al 10% in volume. Come dicevo, la tendenza è mondiale, visto che Borgogna ha perso il 13,4% e Languedoc il 19,7%.
Probabilmente la stessa causa che provoca la diminuzione del consumo dei vini rossi è il motivo dell’aumento del consumo di vini bianchi e dei rosati. L’OIV (Organizzazione Italiana Vini) stima un aumento dei consumi da 93 a 101 milioni di hl in 17 anni. Ovviamente anche la produzione è aumentata, passando dal 46% al 49%, che vuol dire da 124 a 131 milioni di hl. In questa quantità occorre considerare anche 30 milioni di hl utilizzati per la produzione di distillati, cognac e brandy, e la produzione di spumanti, che hanno un consumo in aumento. L’Italia è il principale produttore di vino bianco al mondo, 29 milioni di ettolitri, ma i maggiori consumatori sono gli americani. Tutti i dati li trovate ancora una volta su I Numeri del Vino.
Fin dal 2000 il consumo di vini bianchi è andato aumentando, va ancora meglio per i rosati con un incremento del 17%. Ancor più che in Italia, la tendenza è marcata nei nostri mercati di riferimento, Stati Uniti, Germania e Regno Unito, dove sono i vini spumanti a tirare la volata ai bianchi. In particolare gli USA sono il paese con il maggior consumo di vini bianchi, aumentato del 65% dal 2000 al 2021. Nei rosati è ancora la Francia a detenere il titolo di maggior consumatore, seguita dal Regno Unito che negli ultimi cinque anni sta modificando notevolmente le sue abitudini di bevuta, oltre che ad essere un interessante produttore di spumanti. Per i rosati è sempre la Francia il maggior produttore, il 35% della produzione mondiale, mentre l’Italia è dietro ma in risalita su questo settore. L’aumento di produzione dei rosati è in ogni caso visibile in quasi tutti i paesi produttori, come Sudafrica, Nuova Zelanda, Romania, Cile. I dati sono ancora quelli del 2021, non ce ne sono di più ‘freschi’, quindi la situazione reale al momento potrebbe essere differente. Di certo le abitudini dei consumatori sono in rapida evoluzione, andando verso vini più leggeri e meno importanti, meno ‘seriosi’ se mi passate il termine.
La crisi dei trasporti via mare dal Mar Rosso a Panama
I prezzi di tè, vino, carne e pesce nei supermercati di tutta Europa potrebbero aumentare a causa della crisi dei trasporti nel Mar Rosso, dove passa il 12% delle merci e quasi un terzo di tutti i container mondiali. Da quando i ribelli Houthi hanno iniziato i loro attacchi alle navi cargo che attraversano il canale di Bab al-Mandab dirette verso Suez, oltre 300 navi hanno dovuto modificare il tragitto per arrivare in Europa, aggiungendo 3500 miglia (6500 km) per circumnavigare l’Africa, attraversando il Capo di Buona Speranza. Il costo ulteriore stimato è di 2 milioni di dollari, e circa 10 giorni di viaggio in più, e si può arrivare a pagare fino a 3000$ per ogni container, un aumento che potrebbe riflettersi sul costo finale per il consumatore.
Con i container che trasportano derrate alimentari o vino la situazione è anche più delicata, visto che si tratta comunque di merce deperibile e quindi viene tenuta a controllo di temperatura, il che fa aumentare ancora di più il costo visto che gli ulteriori 10 giorni di viaggio significano 10 giorni in più di frigoriferi accesi. Aumentano i costi assicurativi e, ovviamente, anche gli stipendi del personale di bordo. Tutta la catena di approvvigionamento deve essere rivista, con ovvie ripercussioni sui prezzi, mentre non ce ne saranno nelle quantità di merce disponibile. Insomma, non ci saranno meno trasporti di cibo, ma costeranno più di prima. Il tutto si traduce in una diminuzione di traffico di 220 navi in meno rispetto al gennaio 2023,
Secondo il gruppo finanziario olandese ING, nella prima settimana di gennaio la rotta del Mar Rosso è stata percorsa da 220 navi in meno rispetto alla prima settimana di gennaio del 2023, e in media hanno attraversato il Canale di Suez 200.000 container al giorno, rispetto ai 500.000 di media. La Maersk, la più grande azienda di trasporti via mare al mondo, danese, ha annunciato la sospensione dei viaggi delle sue navi attraverso il Mar Rosso fino a quando la situazione non sarà tornata sotto controllo.
C’è poi il problema della siccità nel Canale di Panama, il che rende più complicato il passaggio dei grandi cargo di classe Panamax, che hanno un pescaggio di 12,04 m. Con i lavori fatti nel 2016 la profondità del canale è stata portata a 15 metri, ma la scarsità di acqua ha ridotto notevolmente questa misura, rendendo più complicato il passaggio degli enormi portacontainer che lo attraversano. A questo va aggiunto l’aumento del prezzo del petrolio del 4%, dopo i primi attacchi di ritorsione nello Yemen da parte di Stati Uniti e Regno Unito.
Brad Pitt si riprende il 10% di Angiolina Jolie
Scommetto che non vedevate l’ora di sapere qualche notizia sui celebrity wines, ossia i vini prodotti dalle star di Hollywood e della musica. Sono qui per questo, quindi iniziamo con la news dell’anno: Brad Pitt ha vinto la causa contro Angelina Jolie per l’assegnazione di Chateau Miraval, il vigneto in Provenza con annesso castello, resort, piscine e tanto altro, sala d’incisione usata da Pink Floyd e Sting. Se ricordate, dopo il divorzio Angelina Jolie aveva venduto il suo 40% di proprietà all’imprenditore russo Yuri Shefier, proprietario della vodka Stoli, un fatto contestato da Brad Pitt grazie al contratto con cui la Jolie si impegnava a non vendere mai la sua parte di proprietà. Stiamo parlando, più o meno, di 500 milioni di dollari di valore complessivi. Dopo due anni di processi, sentenze a favore di uno o dell’altra, sembra che si sia arrivati alla fine. A inizio febbraio il tribunale del Lussemburgo dove è nata la causa si è pronunciato a favore di Brad Pitt, restituendogli la quota del 10% che lui aveva precedentemente donato ad Angelina Jolie. In questo modo Brad torna ad avere il 60% della proprietà, mentre sul restante 40% ancora deve essere presa la decisione definitiva.
Furto da 1,5 milioni di € nel ristorante più antico di Parigi
Vini per oltre 1,5 milioni di euro sono spariti dal ristorante La Tour d'Argent, uno dei ristoranti più famosi di Parigi e fonte di ispirazione per il film Ratatouille.
Dopo la ristrutturazione, durata 18 mesi, è stato fatto un inventario delle 300.000 bottiglie di quella che è stata dichiarata come la più grande cantina di Parigi. Da questo inventario è risultata la mancanza di 83 bottiglie, rispetto all’inventario precedente eseguito nel 2020. Fino ad ora non sono state trovate prove di un furto, quindi potrebbe anche essere stato un errore nell’inventario preceente. Le bottiglie naturalmente sono tutte numerate, ma con il mercato dei collezionisti è sempre a caccia di bottiglie rare o in qualche modo famose. Potrebbe essere più semplice del previsto piazzare le bottiglie sparite, se sono state davvero rubate.
In diverse occasioni La Tour d'Argent si è trovata coinvolta in eventi storici, come durante l'invasione nazista di Parigi nel 1940, quando il proprietario del ristorante Claude Terrail nascose le sue bottiglie più pregiate dietro un finto muro nella cantina, quando le truppe tedesche occuparono il locale.
Patrick Rambourg, ricercatore presso l'Université Paris Cité e autore del libro Storia della Parigi gastronomica dal Medioevo ai giorni nostri, ha affermato in un’intervista alla BBC che la pretesa di essere il ristorante più antico della città è una "frottola", aggiungendo che "è proprio il concetto di ristorante nel XVI secolo che non funziona".
La Tour d'Argent ha raggiunto la fama nel XIX secolo, diventando famoso per il suo piatto tipico a base di anatra, le canard au sang, dove si utilizzano i succhi del volatile per preparare la salsa.
Dopo un'ampia ristrutturazione nel 2022, il ristorante ha riaperto nell'agosto dello scorso anno e ora comprende un bar al piano terra, una suite d'albergo di lusso, una terrazza sul tetto e una cucina a vista nella sala da pranzo.