Questo è il sommario delle news per questo mese:
Vendite di prosecco DOC del 2021, un’ottima annata
Esportazione dei vini d’Abruzzo in salita nel 2021
La birra Guinness sarà senza emissioni
In Nuova Zelanda nascono le degustazioni volanti
Torna la London wine fair, mezza digitale e mezza analogica
Vini monodose, bere moderatamente
In Francia diminuiscono le aziende vinicole, e in Italia?
Vendite di prosecco DOC del 2021, un’ottima annata
Buona notizia sulle vendite di prosecco DOC, il 2021 ha visto un enorme numero di bottiglie vendute, 627 milioni e mezzo, di cui 71 milioni e mezzo del nuovo Prosecco rosé. Anche meglio, come notizia, il fatto che all’export il prezzo medio è migliorato del 4%, ed un aumento in volume del 30%. Il presidente del consorzio Prosecco DOC, Luca Giavi, spiega a Venetoeconomia che ora la battaglia si sposta a combattere i tentativi di contraffazione che sono purtroppo sempre più frequenti. E occorre quindi, sempre secondo le sue parole, puntare sulla promozione mettendo in primo piano il territorio e soprattutto le persone che ne fanno parte.
Riferimenti: https://bit.ly/3rAdm92
Esportazione dei vini d’Abruzzo in salita nel 2021
Federvini riporta che il consorzio per la tutela dei vini d’Abruzzo, insieme a Wine Monitor, ha annunciato un aumento del 10% nell’export per l’anno 2021 rispetto all’anno prima, che è un risultato in tendenza con quanto avviene ormai da un decennio. L’export dei vini d’Abruzzo ha superato i 205 milioni di dollari, Svizzera Cina e Giappone al top dei clienti, a seguire Germania e USA. Il mercato interno va bene, buone performance sul delivery diretto e praticamente un ritorno ai livelli prepandemia, con il Montepulciano d’Abruzzo in forte salita come negli ultimi quattro anni, 43 milioni di euro nel periodo 2018 2021. I vini abruzzesi seguono un trend mondiale, con l’aumento delle etichette di più alto pregio e un calo delle vendite nelle fasce più basse. Le bottiglie con prezzo più alto di 7 euro hanno raddoppiato le vendite in questo periodo, una tendenza che le case vinicole dovranno iniziare a studiare attentamente, e non solo approfittarne.
Riferimenti: https://bit.ly/3FNALJ3
La birra Guinness sarà senza emissioni
Quando si parla di sostenibilità ambientale tutti si chiedono ok, ma cosa devo fare esattamente? Bene, ad esempio intervenire sui trasporti delle merci, ed è quello che ha pensato di fare Guinness che dall’estate di quest’anno diminuirà le proprie emissioni. In effetti non è la birra che sarà ad emissioni minime, ma i camion usati per trasportarla. L’azienda che si occupa del trasporto della Guinness è la svizzera DPD Futuricum, ed ha fatto tutto l’anno scorso un sacco di test per aumentare l’autonomia dei propri camion. Per questo ha stretto un accordo con la Continental, che fornisce gli pneumatici, e la Volvo, che ha modificato alcuni dei propri camion per farli diventare completamente elettrici. Il tragitto previsto dai camion è quello che va dallo stabilimento di san James gate al porto di Dublino, circa 6 km, e i test vogliono dimostrare che il trasporto elettrico può essere usato anche per percorsi più lunghi. Insomma, a quanto pare la Guinness è proprio decisa a diventare la prima produttrice di birra a diventare a zero emissioni.
Riferimenti
https://bit.ly/33KSzrj
https://bit.ly/33IpH31
In Nuova Zelanda nascono le degustazioni volanti
In Nuova Zelanda stanno iniziando le degustazioni volanti, che non sono eventi veloci dove bere un bicchiere senza fermarsi, ma intendo proprio volanti, ossia sull’aereo. È nata infatti la prima compagnia aerea dedicata al vino, in realtà una compagnia aerea posseduta da un’azienda vinicola, la Invivo Wines, con sede nella Three Kings Valley, vicino Auckland. La cantina, nota anche per la sua collaborazione con la nuova linea di vini di Jessica Sarah Parker, ha pensato di fondare la propria compagnia aerea, la Invivo Air, che organizza viaggi verso le località enologiche più interessanti della Nuova Zelanda. Durante il viaggio il cibo verrà abbinato con i vini aziendali, e naturalmente ci saranno degustazioni guidate a bordo dell’aereo. Non so se una cosa del genere potrà prendere piede, la Nuova Zelanda è piuttosto fuori mano e lì attorno non è che esistano tutte ste grandi zone vinicole, ma l’iniziativa è nata per tentare di risollevare il settore del turismo, che laggiù è stato particolarmente colpito anche a causa di un lockdown molto stretto e prolungato, rispetto a quanto visto qui in Italia e in tutta Europa. Il volo inaugurale partirà da Auckland per atterrare a Queensland, circa 1500 km dal nord della nuova zelanda fino alle isole del sud. Ci sarà un pernottamento in un hotel, visite alle aziende vinicole e degustazioni durante il volo. Le prenotazioni, mi spiace dirvelo, si sono chiuse il 14 di questo mese, quindi dovrete aspettare il prossimo volo, e le prossime prenotazioni chiuderanno a marzo. La gita, chiamiamola così, durerà 24 ore e dovrebbe partire proprio in questi giorni.
Riferimenti
https://bit.ly/3qSdK3F
https://bit.ly/3FTHWzm
Torna la London wine fair, mezza digitale e mezza analogica
La London wine fair nel 2020 è stata cancellata a poche settimane dall’inizio, e nel 2021 si è svolta in forma completamente digitale, ed anche questa volta l’organizzazione fu messa in piedi in poco tempo. Quest’anno, il 40mo anniversario della fiera londinese, l’evento si svolgerà sia dal vivo che grazie alle tecnologie digitali, con degustazioni e presentazioni da parte dei più grandi distributori di alcolici del Regno Unito ed una piattaforma dedicata, per la prima volta, ai produttori di analcolici e di drink a basso tenore alcolico. Ormai l’uso delle tecnologie digitali negli eventi, fiere o conferenze che siano, è diventata una prassi abbastanza comune, almeno per quelle più grandi, ma non è per niente scontato che questa tendenza continuerà anche nei prossimi anni. Credo che andando avanti si troverà un giusto equilibrio fra i due modi, quello analogico e quello digitale, ma certamente il vino continueremo a berlo come abbiamo sempre fatto!
Riferimenti: https://bit.ly/3GTyEFd
Vini monodose, bere moderatamente
Le quantità di vino consumate per persona sono in diminuzione già da qualche anno, ma la pandemia sembra aver modificato e accelerato anche questa tendenza. Si preferisce bere meno vino e di miglior qualità, ma soprattutto sono cresciuti i packaging alternativi alle bottiglie. Ecco allora che arrivano anche le monodosi, che è proprio quello che dice il nome ossia contenitori che bastano appena per un calice. Alla fine è la quantità media di vino che viene bevuto a pasto, in genere non più di due a testa e spesso di due vini diversi. Un ottimo modo per assaggiare con poca spesa etichette differenti. Tra l’altro occorrerà che anche i ristoratori comincino a rendersi conto che molti consumatori hanno cambiato, o stanno cambiando, le proprie abitudini, ed iniziare a offrire vini al calice molto di più di quanto fanno ora.
Ma ogni esigenza di mercato viene colta da chi la sa vedere, ed ecco quindi che sono nati contenitori da un solo calice, i monodose appunto. E non si tratta solo di risparmiare, anzi, visto che ben il 37% di vini monodose negli Stati Uniti ha un costo superiore ai 16 dollari. Non certo vino cheap, direi, un bicchiere ha il costo di una intera bottiglia di buon vino. Sia Wine Enthusiast che Wine Mag hanno parlato con Dana Spaulding, founder e CEO di Wander + Ivy che è un marchio di vino biologico che produce e vende vini monodose fin dal 2018. Spaulding ha confermato una crescita enorme tra il 2020 ed il 2021, un altro segnale delle abitudini diverse dei consumatori, che spesso si affidano al delivery per la pausa pranzo a casa in smart working, e che quindi non potrebbero finire una intera bottiglia. E lo stesso vale per le cene, la maggior parte degli amanti dei monodose è giovane, le nuove generazioni spesso vivono in appartamenti da soli o al massimo in due, e il monodose è la scelta migliore. Anche i francesi, tradizionalisti ferrei, stanno iniziando a guardare a questo nuovo packaging soprattutto nella zona di Languedoc-Roussillon dove lavora il produttore di bottiglie monodose Grand Verre, ed anche in cantina durante le degustazioni questi contenitori sembrano un buon sistema per far assaggiare i vini agli ospiti. Questo comporta anche una ricerca sulla costruzione dei nuovi contenitori, in cartone, in plastica riciclata o in vetro, sull’ideazione di tappi adatti, e sui sistemi di imbottigliamento che devono essere completamente riprogettati. Master of World, un wine club che si occupa anche di divulgazione, è partner del prestigioso WSET per i vini da degustare, oltre che curare la produzione e consegna di vini per eventi e fiere.
Non mi stancherò di dire che questi due anni hanno profondamente modificato molte abitudini, nei trasporti, nel lavoro, nella scuola e la sostenibilità ambientale è diventata un valore per molte aziende. In questo, alcuni hanno saputo approfittare dell’occasione, offrendo soluzioni immediate e con crescite a dir poco esponenziali. Nonostante il mercato con questa grande crescita, ci sono alcuni problemi visto che ad esempio anche i wine club dovranno attrezzarsi per usare questi contenitori, un cambio di logistica perché occorrerà capire se conviene per loro acquistare il vino già direttamente in bottiglia monodose o imbottigliarlo localmente dopo averlo acquistato sfuso. Un settore come vedete che ha ampi margini per modificarsi nel corso del tempo.
Riferimenti
https://bit.ly/3IrKrut
https://bit.ly/3fQs3iU
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In Francia diminuiscono le aziende vinicole, e in Italia?
Finiamo con un post interessante e preoccupante direi sulla situazione vinicola preso da Wine Meridian. L’ultimo censimento agricolo, che è del 2020, mostra che quasi 11mila aziende vinicole francesi sono scomparse, sono state chiuse e non esistono più, 11000 cantine che non producono più vino. C’erano 70mila aziende produttrici, ed ora ce ne sono 59mila, e questo dal 2010, l’anno dell’ultimo censimento agricolo. E le loro vigne? Sono state prese da aziende più grandi portando quindi la grandezza media dei vigneti a 19 ettari. Le aziende più colpite da queste chiusure sono le più piccole, quelle fino a 25000 euro di fatturato. Il calo si è verificato in tutto il comparto agricolo, negli allevamenti anche, ed in tutto le aziende agricole chiuse sono state più o meno 100mila. In Italia gli ultimi dati sono del periodo 2010 2015, e anche qui le aziende vinicole sono diminuite, da 62mila a 45mila, a tutto vantaggio delle aziende vinicole più grandi, anche se il territorio totale adibito a vigneto è diminuito. Insomma, una lenta tendenza ad avere cantine più grandi con la altrettanto lenta chiusura di quelle più piccole.
Come spiega bene proprio Fabio Piccoli, editor di Wine Meridian, il fenomeno andrebbe studiato meglio, occorrerebbe avere dati più puntuali e non così vecchi. E poi questi dati andrebbero studiati, capiti, almeno per individuare il trend e capire se sia possibile invertire il fenomeno e porvi rimedio. Sono d’accordo con Fabio quando dice che il patrimonio del vino italiano non può essere misurato solamente con l’estensione del vigneto, però certe dinamiche sono note già da qualche anno. Sappiamo bene le difficoltà che affrontano le piccole cantine, nel trovare mercati soddisfacenti, nel costruire una filiera che non si mangi i loro guadagni, nel trovare linee di trasporto adeguate alle loro piccole produzioni. Rischiamo di perdere non solo vini ottimi dalle uve meno conosciute, ma di perdere forza lavoro, di avere territori meno ricchi, di avere luoghi meno interessanti da visitare.
Insomma, penso che il mondo vinicolo dovrebbe chiedere uno studio serio sui dati, un lavoro attento alla misurazione e alla comprensione di quello che sta succedendo. Il resto del mondo è nato con aziende vinicole molto più grandi di quelle di Italia e Francia, ma mentre la Francia è riuscita ad occupare i mercati con vini di alto prezzo, che non vuol dire necessariamente di alta qualità, noi rischiamo di produrre tanto vino più degli altri, di venderne la metà all’estero, ma di guadagnare molto meno di altre nazioni. Investire nello sviluppo di nuove filiere, di nuovi modelli di business, nel Direct to consumer, in wine club, dovrebbe essere una delle priorità del vino italiano. Ma questo, almeno finora, non sembra che stia avvenendo.
Riferimenti: https://bit.ly/3Iy1Vpl